venerdì 20 giugno 2008

Uccellacci & uccellini ...e uccellatori!
Il povero di Dio e un gustoso pollastro.



Come per le stimmate, anche quella che è stata costruita intorno agli uccelli è una faccenda che rasenta il raggiro.

E come per le finte ferite del santo-sciamano, anche sull’amore di Francesco per gli uccelli la propaganda religiosa ha costruito un sofisticato castello di carte per nascondere, dietro a un commovente aneddoto agiografico, un vero e proprio reato di stregoneria.
Ma procediamo con ordine.

Il primo assioma su Francesco d’Assisi che faremo crollare è il suo presunto amore per i pennuti.

Per occultare quello che la Predica agli uccelli effettivamente fu – un rito di magia pagana – la Chiesa s'inventò di sana pianta un animalismo ante litteram.

Di fatto per secoli, dietro la facciata rassicurante della Predica agli Uccelli, la Chiesa ha depistato i fedeli sui veri intenti politici del santo.
Al punto che gli agiografi, raccontando la vita di Francesco, andarono spesso in confusione per far coesistere i ‘misfatti’ dello stregone che tutti conoscevano, e che non si potevano proprio negare, con un santo dal pollice verde.

Tomaso da Celano fu il primo a cascarci, e in modo davvero clamoroso.

Nella Vita Seconda si mise a raccontare di come per onorare il santo Natale Francesco volesse intercedere presso l’imperatore per sfamare tutti gli uccelli del Regno.

Salvo poi narrare appena poche pagine dopo che il Poverello, colpito da un improvviso languore di stomaco, non si fece alcuno scrupolo di mangiarsi un uccellino per colazione!

« Se potrò parlare all’imperatore – diceva – lo supplicherò di emanare un editto generale, per cui tutti quelli che ne hanno la possibilità debbano spargere per le vie frumento e granaglie, affinché in un giorno di tanta solennità gli uccellini e particolarmente le sorelle allodole ne abbiano in abbondanza. » (Cfr. Tomaso da Celano, op. cit., ff. 788)

« Recuperate comunque in qualche modo le forze, camminando per la strada disse a Frate Bernardo che avrebbe mangiato un uccello, se mai ne avesse avuto uno. Ed ecco accorrere attraverso un campo un cavaliere con uno squisito uccello. »
(Cfr. sempre Tomaso da Celano, op. cit., ff. 857)

Possibile che san Francesco fosse un tipo così cinico da tenere all’ingrasso tutti i pennuti del Regno per farsi degli appetitosi spuntini?

Forse noi moderni abbiamo un'idea troppo edulcorata di un poverello che, messo davanti ad un bel piatto di pesce squalo, non si fece pregare a sbaffarlo!