lunedì 4 agosto 2014

Lo darò al diavoletto / Che lo tiene un mesetto: cantilene stregate.


« Chi fa la spia
non è fijo de Maria,
non è fijo de Gesù;
quanno more va laggiù:
va laggiù da quel buchetto
dove c'è il diavoletto.
»

Di questa canzoncina raccolta nel contado di Assisi, esistono decine di versioni in tutto lo stivale.

Spaventare i bambini con lo spauracchio del diavolo è stata per secoli la pratica educativa più diffusa.

Il ricorso al demonio non era tanto un antidoto escogitato dalle madri per garantirsi la tranquillità domestica, ma nascondeva dei veri scongiuri apotropaici.

Scongiuri di cui abbonda perfino la storia dell'Arte.
Diamo uno sguardo ad un gonfalone processionale dipinto a metà del '400 da Benedetto Bonfigli...


Nel dettaglio, il popolo orante segue con tanto di trombettieri una cerimonia officiata dal vescovo: la benedizione dei ceri votivi.

Un bambino dispettoso sbuca sotto la tunica di una suora, e tenta di rubacchiare un cero.
Niente di più grave!

Il pittore dipinge sulla sua tunica un diavoletto nero con un ammonimento severissimo: serva da lezione a tutti i bambini che, come lui, seguiranno la processione dietro al gonfalone:

"Fura che serai apeso!"

Ma un'iconografia, più di tutte le altre, funzionava da ammonimento per i bambini impenitenti e per tutte quelle madri che aspettavano troppo a battezzarli: la Madonna del Soccorso.


Questo dipinto, realizzato da Domenico di Zanobi e custodito alla Basilica di Santo Spirito a Firenze, ci mostra una Madonna che più castigatrice non si può: prende a randellate un diavolo sotto gli occhi atterriti del bambino in pericolo.

La madre, supplice, invoca la clemenza della Vergine affinché allontani l'orrido diavoletto dal figlio indifeso...



Per secoli si credette nell'Italia contadina che i bambini non battezzati venissero rapiti dalle streghe, che poi li portavano ai loro sabba notturni per darli in pasto ai demoni.

Non parliamo poi delle leggende diffuse nel profondo nord tedesco!

Nella mitologia germanica si credeva nel Zodawascherl, un bambino vestito di stracci, morto prematuramente senza battesimo, che seguiva il corteo notturno guidato dall'anziana dèa Percht. [1]

Questo bambino straccione era l'unico a cui non spettasse mai un pasto quando i contadini all'Epifania apparecchiavano le loro tavole per sfamare Percht ed il suo corteo demoniaco.

Se non ne avete abbastanza di canzoncine stregate, la storia continua con altre immagini nel libro:
Tre civette sul comò: storia di un maleficio.


◉ Sulle streghe responsabili degli infanticidi, vedi:

Le streghe e gli aborti: il Noce che rende libere.


Note alle immagini ---

_In apertura, una miniatura del monaco inglese Matthew Paris, con un bambino ghermito dal diavolo.
Il disegno è tratto dal manoscritto MS 016, folio 65v.
L'Opera contiene la Chronica maiora II, ed è conservata nella Parker Library al Corpus Christi College di Cambridge: il manoscritto si può sfogliare, integralmente, nel sito inglese della biblioteca.

_Il gonfalone del Bonfigli si trova ampiamnte citato nel catalogo:
Un pittore e la sua città: Benedetto Bonfigli e Perugia, Electa, Milano 1996, p. 152.


Nota al testo ---

[1] « Zodawascherl/Honawascherl: Nome del tredicesimo bambino della corte notturna di Percht.
È un bambino morto senza battesimo, che si trascina nel corteo portandosi una brocca piena di lacrime.

Quando, la notte dell'Epifania, i bambini apparecchiano una tavola per Percht e il suo gruppo, vi sono solo dodici posti, sì che quando arriva lo Zodawascherl non gli rimane più nulla.

Il nome è formato dai termini dialettaliche significano "stracci" e "trascinarsi" o "restar dietro"; lo si può quindi tradurre "Lo straccione che resta dietro"
. »

Cfr. Claude Lecouteux, Dizionario di mitologia germanica, Argo, Lecce 2007, p. 271.