martedì 27 dicembre 2016

Lo stregone che fece paura al Papa: la predica agli Uccelli secondo il monaco Ruggero.




La devozione francescana in Umbria ha prodotto molti itinerari, ricamando su aneddoti favolistici.

Una di queste passeggiate si trova a Cannara, sul luogo dove il poverello compì un prodigio insolito: la predica agli uccelli.


Quello di Cannara è solo uno degli innumerevoli siti dove lo stregone di Assisi parlò ai pennuti.

Nella chiesa di San Francesco a Bevagna, all'ingresso del borgo, si conserva perfino il masso su cui il poverello posò i piedi quando compì il prodigio.
La pietra si trova nella cappellina alla destra dell'altare, custodita con molta gelosia: murata e serrata da un'inferriata!


In una guida turistica di metà Ottocento, Giuseppe Bragazzi narrava di questa insolita reliquia [1] che ai suoi tempi era ben conosciuta...




A partire da Lo stregone di Assisi, ho cercato di spiegare che questi fattarelli agiografici hanno in realtà un retroscena magico.

Parlare agli uccelli nell'immaginario medievale era il più famoso dei reati di stregoneria di cui si macchiava il sottobosco clericale [leggi: i pretastri di campagna].

Per tutto il MedioEvo, resistette la credenza superstiziosa secondo cui chi era in grado di parlare la lingua degli uccelli detenesse poteri sovrannaturali.

Il misfatto è dipinto in molte miniature che illustravano la Causa 26 del Decretum Gratiani e ripete sempre la medesima scena: un maghetto è intento a parlare con un volatile che sbuca tra le fronde di un albero.
Sulla sinistra, il vescovo infligge la punizione!


Il monaco inglese dell'abbazia di Saint Albans Ruggero di Wendover, nella sua breve agiografia ci aiuta a capire il vero valore politico della predica agli uccelli.

Messo alla porta dal papa ierocrate Innocenzo III, che lo invita per il suo aspetto sordido a razzolarsi tra i maiali [2], e disdegnato dal popolo romano, Francesco si reca nella campagna per prendersi la sua 'rivincita'.

Come un prete-stregone del contado, comincia a parlare agli uccelli e catalizza l'attenzione dei coloni superstiziosi, finché il clero non è costretto ad accoglierlo di nuovo tra le mura urbiche.



La testimonianza in sé è preziosissima perché ci consente di mettere a fuoco ciò che parlare agli uccelli fu davvero per il poverello:
uno strumento di fama e di consenso...

« E così, uscendo dalla città, nel suburbio si imbatté in corvi razzolanti tra i rifiuti e in avvoltoi, gazze e molti altri uccelli che volteggiavano nell'aria, e disse loro: "Vi comando nel nome di Gesù Cristo, che i giudei hanno crocifisso e del quale i miseri romani hanno disprezzato la predicazione: avvicinatevi a me per ascoltare la parola di Dio, nel nome di Colui che vi ha creato e vi ha salvati nell'arca di Noè dalle acque del diluvio".

Immediatamente al suo comando tutta quella moltitudine di uccelli, accostandosi a lui, lo circondò e, in silenzio sospendendo ogni cinguettìo, per lo spazio di mezza giornata, intenti alle parole dell'uomo di Dio, restarono fermi e rimiravano il volto del preticatore.

I cittadini romani e tutti coloro che entravano o venivano dalla città, si accorsero di questo fatto meraviglioso, ripetuto dall'uomo di Dio allo stesso modo per tre giorni convocando gli uccelli; allora il clero con numeroso popolo venne dalla città e introdusse nell'abitato l'uomo di Dio con grande venerazione
. » [ff 2289]


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L'Umbria, in particolare, era nota per la divinazione sugli uccelli, fin dal mondo antico.
◉ Vedi il post: L'Umbria e gli uccelli: un legame antico.


Note al testo ---

[1] Cfr. Bragazzi, La rosa dell'Umbria, ossia Piccola guida storico-artistica di Foligno, Spello, Assisi (...), Foligno 1864, p. 267.

La pietra si trova murata ancora oggi all'interno della chiesa, con il cartello celebrativo di cui parlava Bragazzi.
Vedi foto nel sito de I sentieri del silenzio.

[2] L'aneddoto che riferisce Ruggero smentisce nettamente la tradizione cattolica secondo cui, sulla base della Legenda Maior di Bonaventura, il papa avrebbe accolto il Poverello a braccia aperte, dando un'approvazione verbale alla Regola:

« Il vicario di Cristo, papa Innocenzo III, [...] si sentì incline ad accogliere con pio assenso le sue richieste. » [ff 1062]

Per la traduzione del testo latino, seguo l'edizione delle Editrici Francescane, Padova 2004.


Note alle immagini ---

_ La miniatura in apertura del post è una pergamena di recupero della fine del XIII secolo e si trova conservata presso l'Archivio storico di Orvieto.

Cfr. La civiltà del libro in Orvieto: materiali per lo studio della decorazione dei codici nei secoli XI-XV, Catalogo della mostra, Protagon - Regione dell'Umbria, Perugia 1991, pp. 72-73.

_ La seconda miniatura qui pubblicata, databile intorno al 1300, è conservata alla Staatsbibliothek di Berlino.
Per questa ed altre immagini simili, vedi il seguente libro:
Anthony Melnikas, The corpus of the miniatures in the manuscripts of Decretum Gratiani, Studia Gratiana, Rome, 1975.

_ L'affresco in chiusura del post con la Predica agli uccelli, proviene dalla Chiesa di Santa Maria a Vallo di Nera.