domenica 5 marzo 2017

San Francesco e quella lettera contro gli stupri poco gradita...



Francesco d'Assisi mal digeriva la concorrenza.

La concorrenza interna poi, gli faceva venire l'orticaria.

Frate Stefano, un collaboratore stretto del santo [1], ci racconta come il Poverello cercasse di evitare con ogni mezzo la sovrapposizione tra la sua fraternitas ed il progetto delle povere Sorelle di Chiara, nonché l'espansione delle Sorelle sul territorio.

A Chiara era stata assegnata la chiesetta di San Damiano.
E lì doveva rimanere con le sue recluse
!

Il fatto poi che le sue seguaci avessero deciso di chiamarsi 'Sorelle', creava una costola del movimento francescano su cui Francesco non poteva avere pieno controllo.

« Né mai egli autorizzò la fondazione di altri monasteri, sebbene ne siano stati aperti alcuni durante la sua vita per interessamento di altri.
Quando poi venne a conoscenza che le donne raccolte in quei monasteri venivano chiamate sorelle, grandemente turbato, si dice che abbia esclamato: "Il Signore ci ha tolto le mogli, il diavolo ci procura delle sorelle"
. » (ff 2683)

Che il progetto di Chiara per una fraternitas al femminile venisse accostato ai suoi frati, era la vera preoccupazione di Francesco.

Il padre-padrone dei Minori era talmente preoccupato che le sue istruzioni fossero rispettate, da far seguire alle parole delle punizioni esemplari per quei frati che osavano contraddirlo.

Frate Stefano, appena qualche riga dopo, ci racconta di averne subita una memorabile...

« Il detto frate Stefano, per incarico di frate Filippo [Filippo Longo, supervisore delle Povere sorelle, n.d.a.] si era recato a un monastero delle signore, ed essendo una volta in viaggio con il beato Francesco da Bevagna a un altro luogo, chiese perdono a lui perché si era recato per incarico di frate Filippo a quel monastero.

Allora il santo lo sgridò duramente e gli ingiunse, per penitenza, di gettarsi così vestito come era nel fiume presso il quale camminavano. Si era nel mese di dicembre. Tutto inzuppato e tremante per il gran freddo, egli dovette accompagnare per due lunghe miglia il beato Francesco fino al luogo dei frati
. »
(ff 2683-84)

Ma la testimonianza più limpida sulla bontà d'animo del Poverello nei confronti delle Recluse, la fornisce un altro fraticello ben inserito nella comunità primitiva: Giordano da Giano [2].

Giordano, un testimone oculare la cui narrazione è sempre improntata al vivido realismo, narra di un provvedimento richiesto al pontefice da frate Filippo per scomunicare quanti osavano importunare le Sorelle di Chiara.

La misura sarebbe stata poi cassata dal Poverello nel settembre del 1220 al ritorno precipitoso dalla Quinta Crociata, dopo che un "frate laico" gli aveva confidato ciò che avveniva, in Italia, in Sua assenza...

« Proprio in quel tempo viveva oltremare una "pitonessa" che prediceva molte cose vere, e per ciò in quella lingua era chiamata la "Veridica" .
"Ritornate! Ritornate! Perché per l'assenza di frate Francesco l'Ordine è turbato, si divide e si disperde".
E questo rispondeva a verità.

Infatti frate Filippo, che aveva la cura delle povere signore, contro la volontà del beato Francesco, il quale preferiva vincere le avversità con l'umiltà che con l'autorità della legge, aveva richiesto e ottenuto dalla Sede apostolica una lettera nella quale era autorizzato a difendere le signore e a scomunicare quanti le infastidivano
. »

Francesco non voleva inquadrare con un Privilegio una comunità cresciuta sì all'ombra dei Minori, ma tenuta da lui stesso sempre ben lontana dai frati.

Al suo ritorno, le visite al papa Onorio III e al cardinale Ugolino furono immediate e -stando a quanto racconta frate Giordano- immediato fu anche il ritiro del provvedimento...

« Avendo dunque il beato Francesco riferito al Signore di Ostia, suo papa [Ugolino era il protettore scelto dai frati, n.d.a.], le cause del suo turbamento, egli immediatamente revocò la lettera a frate Filippo. » (ff 2335-37)

Bonaventura racconta che Chiara baciò e onorò la salma di Francesco [vedi sotto l'affresco giottesco] quando il cadavere sostò al convento di san Damiano, nel beato Transito dalla Porziuncola ad Assisi (ff 1250).

È possibile, invece, che Chiara abbia tirato un sospiro di sollievo al pensiero di quanto Francesco in vita l'aveva fatta penare!



Note alle immagini ---

_ L'immagine in apertura del post è un dettaglio dalla pala con Storie di Santa Chiara, conservata ad Assisi nella Basilica di Chiara.
Da notare, nel secondo riquadro a sinistra, la scena dell'iniziazione notturna della piccola Chiara alla Porziuncola, con Francesco che sta per reciderle i capelli.

_ L'affresco in chiusura del post fa parte del celebre ciclo giottesco della Basilica Superiore di Assisi.

Note al testo ---

[1] Il curatore del passo per l'edizione padovana delle Fonti, sostiene che questo frate Stefano sia da identificarsi con il "frate laico" che raggiunse -secondo Giordano da Giano- Francesco in Siria « per aggiornarlo sulla situazione disastrosa dell'Ordine durante la sua assenza ».

⮩ Cfr. Feliciano Olgiati e Costanzo Cargnoni, Altre testimonianze francescane in Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova 2004, p. 1677, nota 15.

[2] Giordano dettò la sua testimonianza ormai vecchio in Germania a frate Baldovino, solo nel 1262!
Eppure ricordava perfettamente le rivalità e le scissioni tra i frati, culminate nella scomunica di Giovanni da Campello.

⮩ Cfr. Cronaca di Giordano da Giano, Presentazione di Gilberto Aquini in Fonti Francescane..., p. 1525.