venerdì 12 febbraio 2016

Erylo, il mostro invincibile,
e i sette martiri della Scarzuola


Ne La Scarzuola, un santuario dimenticato avevo fatto un'ipotesi, partendo da ex-voto antichi ritrovati nella chiesa, sulla dèa che potrebbe celarsi dietro il culto della Santissima Maria della Scarzuola.

L'idea era nata dalla lettura di un classico, La religione romana arcaica di Georges Dumezil, in cui si parlava della ninfa Feronia, la dèa che regnava su boschi e paludi tra l'Umbria meridionale e la Sabina.


Che la Scarzuola fosse un pantano quando Francesco giunse qui lo prova l'origine del suo nome, la scarza, una pianta lacustre con cui i frati si costruirono le prime capanne.

La chiesa sorse dietro la 'fonte miracolosa' come in altri santuari mariani; per esempio, alla Madonna delle Fontanelle a Magione la grotta con la fonte si trova sotto il livello della chiesa.

I luoghi di culto sono spesso il risultato di secoli e secoli di devozione e stratificazioni.

Sotto il coro Marco Solari, l'attuale proprietario del complesso, ha ritrovato numerosi ex-voto antichi che ci indicano la presenza di un culto legato alle portentose acque terapeutiche della Scarzuola, già prima di Francesco...


Chi era questa ninfa Feronia?

Feronia era la dèa violenta della crescita miracolosa: risanava i devoti che accorrevano alle sue fonti e scagliava fulmini contro chi osava profanare i Suoi santuari.

Tracce di un culto dei fulmini si ritrovano anche qui alla Scarzuola, e soprattutto nel soprastante borgo di Montegiove, dove furono rinvenute ai primi del '900 dall'archeologo Cesare Simoni delle statuette del Giove folgoratore (Iuppiter Elicius), come narra lui stesso ne Il castello di MonteGiove, opuscolo stampato in soli 50 esemplari numerati di cui edito la dedica della copia n. 3 conservata alla Scarzuola...


Secondo il mito, Feronia diede alla luce un mostro -Erylo- con tre teste e tre corpi: difficile era ucciderlo.
Tanto che Evandro dovette trafiggerlo tre volte per avere la meglio su di lui:
come narra Virgilio nell'Eneide...

nascenti cui tris animas Feronia Mater
(horrendum dictu) dederat: terna arma movenda,
ter leto sternendus erat
** [...]

Il mito di Feronia era un'allegoria della forza selvatica dei boschi su cui regnava la ninfa.

Forse è una semplice coincidenza, ma anche sulle pareti della chiesa alla Scarzuola c'è una storia di sangue.
Anzi, delle storie di sangue multiple.

Sono gli affreschi dei sette martiri francescani:
Donnolo, Angelo, Ugolino, Leone, Nicolao, Samuele e Daniele.
Malgrado essi siano feriti mortalmente in più punti, la fede nella Madonna li rende immortali.

Tutti orrendamente trafitti, eppure ancora vivi.

Scorgere in queste pitture splatter l'eco del mito di Erylo, forse, è troppo.

Ma come ho detto all'inizio, agiografia e mitologia hanno un comune retroterra fantastico.

L'immaginazione serve (proprio) a studiarne i 'misteri'.




Note ---

*Del culto dei fulmini parlavo anche in un vecchio post, Il culto dei fulmini nei santuari francescani.

**Eneide, Liber Octavus, vv. 564-566.

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