sabato 27 agosto 2016

Il tempio di Diana
e le processioni al Sacro Buco:
indizi alla chiesa di
Santa Maria di Pietra Rossa...



Ai predicatori medievali non andava sempre tutto liscio.
Padre Iacobilli nella Vita di San Feliciano martire ci racconta che a Trevi fu necessario abbattere un tempio pagano per imporre le gioie del Vangelo.

« Da Spoleto pervenne San Feliciano a Trevi, terra nobile, e solo distante quattro miglia da Fuligno, la quale in latino è detta Trebium o Trevium: nome, tra l'altre ragioni, derivato da Trivia cioè Diana, falsa Dèa degli antichi, la quale chiamavano Trivia, ovvero Triforme [...]

Questa falsa Dèa era in quei tempi in questa terra tenuta in gran veneratione & come a Tutelare & Protettrice, erasi construtto un gran Tempio e solennizzavasi il culto
.

Ma il benedetto prelato, acceso di santo zelo, mandò fuori dal suo petto, abitacolo dello Spirito Santo, parole & concetti tali, & in maniera commosse i Trevani, & sì impetuoso fervore di Spirito li partecipò che loro medesimi demolirono il Tempio; e in quell'istesso sito già dedicato a Diana, in cui dalle cieche & ingannate creature, era stato sì disonorato e offeso il creatore, fu eretta una Chiesa in onore del vero Dio, ove con oblationi immaculate santamente si sacrificasse. » [1]


È possibile individuare, dopo secoli, l'antico tempio di Diana?
Difficile, ma non impossibile.

Proviamo con un santuario mariano nella piana di Trevi sovraccarico di ex-voto tardogotici, che somiglia tanto ad un tempio di Diana:

la chiesa di Santa Maria di Pietra Rossa.



L'identikit del tempio che stiamo cercando ce lo fornisce il grande storico delle religioni Georges Dumézil...

«Diana, che bisogna considerare in figura di vergine, poiché fu assimilata alla severa Artemide, esercitava il suo potere sulla procreazione e sulla nascita dei bambini. Gli scavi hanno riportato alla luce una quantità di ex-voto dal significato indubbio: immagini di organi sessuali maschili e femminili, statuette di madri con lattanti o di donne vestite, ma con l'abito aperto davanti.

Il giorno della festa della dèa, alle Idi d'agosto, le donne si recavano nel bosco in processione, con torce, per dimostrare la loro riconoscenza per i servizi resi.
Nel bosco, una fonte celava una sorta di ninfa, Egeria, il cui nome si riferisce alla liberazione delle partorienti (e-gerere); ad essa venivano a sacrificare le donne gravide per assicurarsi un parto facile
. » [2]

La descrizione di Dumézil ricorda molto da vicino le processioni notturne delle donne di Trevi alla chiesa della Pietra Rossa.

Nel santuario era custodito un masso forato dai poteri di fertilità portentosi, in cui tutte le donne gravide infilavano il dito...


L'antropologa Fiorella Giacalone, in un articolo pubblicato nel 1990, descriveva nei dettagli questo rituale:

« [...] fino a pochi decenni fa le donne si recavano nella chiesa per ottenere guarigioni compiendo un preciso cerimoniale, che consisteva nell'introdurre il dito indice nella pietra, a cui seguiva un triplo giro intorno all'altare, toccando l'affresco con l'immagine di S. Giovanni. Solo dopo questa pratica devozionale si poteva attingere l'acqua del pozzo per berla o lavarsi. » [3]

Il masso era oggetto di una devozione febbrile, tanto che nel '600 si decise di murarlo dietro un altarino mariano, lasciando al vivo la parte venerata (astuzia da preti!).


Le donne in cerca di marito si recavano in processione alla Pietra il 23 giugno, alla vigilia della festa di San Giovanni.
Le processioni spesso degeneravano in tresche impudiche, tanto che furono cancellate. [4]

I favori della Madonna [o di Diana?] erano troppo ambiti!


Note al testo ---

[1] Cfr. Ludovico Jacobilli, Vita di san Feliciano martire, vescouo, et protettore della città di Foligno, in Foligno, 1626, p. 30.

Jacobilli si riferisce al culto di Ecate trivia, sovente associata a Diana, le cui immagini poste lungo le strade proteggevano i viandanti in corrispondenza degli incroci.
Il culto di Ecate fu soppiantato dagli evangelizzatori con le edicole mariane, in città come nelle strade di campagna.

Nel libricino Tre Civette sul comò: storia di un maleficio (pp. 11-13) analizzo una di queste edicole mariane, posta a Perugia al centro di un trivio.

[2] Cfr. Dumézil, La religione romana arcaica, Rizzoli, Milano 1977, p. 356.

[3] Cfr. Fiorella Giacalone, Il culto delle acque e delle pietre a s. Maria di Pietrarossa: aspetti storico-antropologici, in La chiesa di S. Maria di Pietrarossa presso Trevi..., Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria, 1990, p. 124.

[4] « La vigilia di S. Giovanni era importante anche come propiziazione alle nozze: le donne nubili infatti si recavano in processione alla chiesa, per chiedere la grazia di uno sposo. Natalucci ricorda che in tale occasione gruppi di (presunti) briganti si appostarono nelle vicinanze per rapire le ragazze, spesso con il loro stesso consenso, trattandosi anche di fughe organizzate. Tale prassi era così diffusa che la processione venne abolita. »
Cfr. ancora Giacalone, Op. cit., p. 123.

Giacalone riprende questo fatto dalla Historia universale dello Stato temporale ed eclesiastico di Trevi di Durastante Natalucci, 1745 [ristampato da Edizioni dell'Arquata, 1985], pp. 388-389.


Diana o Giunone? Un appunto sulle origini del culto ---

Durastante Natalucci, uno storico locale del '700, rifacendosi al Poema manoscritto oggi disperso di un certo Annibale Orosio, poeta vissuto appena un secolo prima, sosteneva che il santuario mariano di Trevi sorgesse dove era l'antico tempio di Giunone.
Giunone era, con Diana, la dèa a cui si votavano le partorienti.

« E l'antica chiesa di S. Maria di Pietra Rossa, pure unita al detto Capitolo, che esiste fra la Strada Romana ed il Clitunno, circa un miglio distante da Trevi, dove, al dire del(l') Orosio, era il tempio di Giunone. »

Cfr. Natalucci, Op. cit., p. 386.


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