lunedì 25 settembre 2017

San Sebastiano e i feticci inchiodati della Stregoneria


Oggi voglio condurvi nella chiesetta perugina di Santa Croce [1] al quadrivio dei Tre Archi.

Una chiesetta medievale tra tante, tutto sommato dimessa, raro trovarla aperta.
Se non fosse per un affresco staccato a forma di lunotto che, malgrado le sue condizioni deteriorate, merita da solo la visita e ci rammenta l'antica pratica dell'inchiodatura dei Santi:
Mater Misericordiae tra san Sebastiano e un angelo...





Il dipinto, forse del pittore quattrocentesco Benedetto Bonfigli [2], narra un rito apotropaico tipico della stregoneria cristiana in tempo di pestilenze.

--- Attenti ai dettagli!

Il popolo è assiepato sotto il manto della Vergine, refugium peccatorum, e ne invoca la clemenza mentre il Padreterno sta scagliando le frecce pestilenziali sopra la sua testa...


Nell'affresco Sebastiano funziona proprio come un parafulmine: intercetta le frecce scagliate dall'Altissimo e implora la Vergine con uno scambio di cartigli gustosissimo, che anticipa i fumetti!

Lo storico dell'arte Federico Mancini nella sua monografia sul Bonfigli [2], riporta una ad una le battute...

« Per queste piaghe che er ci rude alquanto /
Per lo tuo amore et lo figliolo tuo /
Te priego Madre che lo priege tanto /
Che essaudisca questo popul suo
».

Alla destra del dipinto è l'angelo sterminatore che, per intercessione di san Sebastiano, ripone magicamente lo spadone...



« La risposta a san Sebastiano è contenuta in un cartiglio che si trova alla destra della Vergine, sopra la figura dell’angelo che ripone la spada nel fodero:

“Martir beao con humilie chore /
Se essaudito e pero Agnolo cruo /
Remette l’arme e la crua spada”
.

L’angelo ubbidisce. Per questo sopra la spada è scritto: “Fiat”. »

Confesso di non amare granché le lezioni di storia dell'Arte:
sono tremendamente noiose!


Guardiamo bene però il nostro Sebastiano.
La sua iconografia ci racconta una succulenta superstizione popolare: l'inchiodatura dei feticci a scopo terapeutico.


Trasmettere il dolore sul corpo del santo o dell'idolo, per far assorbire il male e renderlo innocuo, ha origini molto antiche.

Nella stregoneria africana ancora agli inizi del secolo scorso era una pratica apotropaica molto frequente, e può capitare d'imbattersi in una statua inchiodata proveniente dall'Africa profonda nella collezione di qualche antiquario etnico.

Ve ne propongo una molto famosa dal Musée de l'homme al Quai Branly di Parigi, che ebbi il piacere di visitare alcuni anni fa:
non trovate una certa somiglianza con il nostro caro Sebastiano?


Le agiografie spesso si affermavano per cristianizzare miti e credenze superstiziose precedenti, retaggio della Stregoneria: il caso di san Sebastiano è emblematico!

Morto secondo la leggenda sotto l'imperatore romano Diocleziano, la sua fortuna iconografica è attestata guarda caso solo dalla fine del Trecento con l'avvento delle grandi epidemie, quando il popolo era disperatamente in cerca d' interventi portentosi.

Nell'immaginario religioso tardo-medievale si affermò l'idea che invocare il Sebastiano crivellato di frecce potesse far cessare il male, scagliato dal Padreterno per punire il popolo!

In realtà questa credenza era in perfetta continuità con la vecchia Stregoneria, che prescriveva d'inchiodare i feticci per estinguere il male degli uomini.

L'antropologo Giuseppe Bellucci ci racconta il fine di questa pratica oscura osservata ancora ai suoi tempi nelle 'case-feticce' dell'Africa, ove gli stregoni conservavano i loro idoli pronti per l'inchiodatura...

« E là entro che gli ogangas, osservando certe pratiche rituali, fanno loro quelle offerte che hanno ricevuto dai fedeli, permettendo poi ai richiedenti, come a coronamento della pratica, ch'essi configgano un chiodo nella statua-feticcio.

Adempiendo questo rito verso una forma antropomorfa o zoomorfa, che agli occhi ed alla mente dei negri di Loango deve apparire come cosa sacra, l'indigeno accompagna il martellamento del chiodo con la fiduciosa espressione che il suo desiderio venga esaudito; che il feticcio provi una sensazione pungente, la quale valga a fargli ricordare la persona e la preghiera da essa avanzata [3]. »


Da notare in entrambe le statue che vi ho mostrato la struttura in basso a forma circolare, dove pare gli stregoni collocassero uno specchio per stornare gli spiriti maligni!

San Sebastiano crivellato di frecce è un parente stretto di tutte queste statue inchiodate: prima di trasformarsi in un'icona gay, il mito superstizioso di Sebastiano servì a rimpiazzare i vecchi feticci.

In barba a quanti pensano che il '400 fosse il secolo splendente degli umanisti!


Post sull'inchiodatura della Sacre Icone ---

Il feticcio inchiodato --- indagine sul mito di Santa Rita.


Nota all'immagine ---

L'immagine sopra è un San Sebastiano attribuito al pittore bolognese Cristoforo di Jacopo (1480) dal Museo Diocesano di Norcia.

Ho tratto l'immagine dal catalogo di una mostra memorabile di qualche anno fa: "Matteo da Gualdo. Rinascimento eccentrico tra Umbria e Marche", a cura di Eleonora Bairati, Patrizia Dragoni. Electa - Editori Umbri associati, Perugia 2004.


Note al testo ---

[1] Sulla chiesa è stato pubblicato recentemente uno studio
di Fabio Palombaro in cui si associa l'affresco - riprendendo lo storico ottocentesco perugino Serafino Siepi - alla peste del 1348:
"La chiesa di san Giuseppe già chiesa di Santa Croce in Perugia", Tozzuolo 2015.

[2] È proprio Mancini a proporre l'attribuzione al Bonfigli, sostenendo che l'affresco si collochi a metà del '400:

« Posto erroneamente in collegamento con la peste del 1348, il dipinto è in realtà inscrivibile in un ambito di cultura molto vicino agli esordi del Bonfigli. Ne consegue una datazione molto più avanzata, non distante dagli anni cinquanta del Quattrocento ».
Cfr. Francesco Federico Mancini, Benedetto Bonfigli, Electa Editori Umbri, Perugia 1992, pp. 50-51.

[3] Cfr. Bellucci, I chiodi nell'etnografia antica e contemporanea, Perugia 1919, pp. 233-234.

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